Cosa accadrà quando smetteremo di lavorare? Un'introduzione al libro La società degli automi di Riccardo Campa
La società degli automi di Riccardo Campa (D Editore) pone delle questioni fondamentali sulla disoccupazione tecnologica, dovuta all'espandersi dell'automazione nei processi lavorativi. Oltre a un quadro descrittivo su un futuro prossimo, Campa ci spiega come il reddito di cittadinanza potrebbe trasformare il rischio della disoccupazione in un'opportunità e salvare il sistema capitalistico.
La società degli automi indaga questioni che vengono spesso ignorate. Un'ignoranza perniciosa che non sembra affliggere solo i comuni cittadini, ma gli stessi governi.
Chi è Riccardo Campa?
Riccardo Campa è un sociologo, professore all'Università Jagellonica di Cracovia. È fondatore e presidente dell'Associazione Italiana Transumanisti (fatevi un giro sul sito per capire di cosa si tratta).
Rischi e opportunità di un mondo automatizzato
La società degli automi di Riccardo Campa ha due obiettivi fondamentali:
La domanda che in genere emerge a questo punto è: dove troviamo i soldi da distribuire alla popolazione? La risposta è, invero, più semplice del previsto. Lo Stato, anziché investire nella creazione di posti di lavoro pubblici per riassorbire la disoccupazione, inventando mansioni inutili, donerebbe direttamente una somma al cittadino. Questo potrebbe evitare danni (si pensi alla nostra ricalcitrante burocrazia) e costerebbe meno, visto che il pubblico impiego necessita di spese ingenti.
Utopia o possibilità concreta?
Superata la rapida panoramica che ho presentato finora, voglio accennare alla prospettiva più rivoluzionaria proposta dal prof. Campa ne La società degli automi. Se non ci fosse un governo che consente l'accesso ai benefici a una ristrettissima minoranza e se si fosse pagati per consumare, nella società del futuro beneficeremmo tutti del progresso lavorando di meno o, addirittura, non lavorando affatto. Considerando che le potenzialità produttive sono moltiplicate rispetto al passato e che la crisi è esclusivamente un problema del sistema finanziario, l'ostacolo alla realizzazione di questo modello non è di natura tecnica, ma riguarda l'affermazione di un nuovo sistema di produzione e consumo che non vada a detrimento della maggioranza. Insomma: è tutto nelle mani dei nostri governi.
Paolo Ceccarini
La società degli automi indaga questioni che vengono spesso ignorate. Un'ignoranza perniciosa che non sembra affliggere solo i comuni cittadini, ma gli stessi governi.
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Foto da: deditore.com |
Chi è Riccardo Campa?
Riccardo Campa è un sociologo, professore all'Università Jagellonica di Cracovia. È fondatore e presidente dell'Associazione Italiana Transumanisti (fatevi un giro sul sito per capire di cosa si tratta).
Rischi e opportunità di un mondo automatizzato
La società degli automi di Riccardo Campa ha due obiettivi fondamentali:
- informarci sul processo di automazione, che vede una progressiva sostituzione dei lavoratori con i robot;
- ipotizzare scenari futuribili conseguenti alla disoccupazione tecnologica.
La domanda che in genere emerge a questo punto è: dove troviamo i soldi da distribuire alla popolazione? La risposta è, invero, più semplice del previsto. Lo Stato, anziché investire nella creazione di posti di lavoro pubblici per riassorbire la disoccupazione, inventando mansioni inutili, donerebbe direttamente una somma al cittadino. Questo potrebbe evitare danni (si pensi alla nostra ricalcitrante burocrazia) e costerebbe meno, visto che il pubblico impiego necessita di spese ingenti.
Utopia o possibilità concreta?
Superata la rapida panoramica che ho presentato finora, voglio accennare alla prospettiva più rivoluzionaria proposta dal prof. Campa ne La società degli automi. Se non ci fosse un governo che consente l'accesso ai benefici a una ristrettissima minoranza e se si fosse pagati per consumare, nella società del futuro beneficeremmo tutti del progresso lavorando di meno o, addirittura, non lavorando affatto. Considerando che le potenzialità produttive sono moltiplicate rispetto al passato e che la crisi è esclusivamente un problema del sistema finanziario, l'ostacolo alla realizzazione di questo modello non è di natura tecnica, ma riguarda l'affermazione di un nuovo sistema di produzione e consumo che non vada a detrimento della maggioranza. Insomma: è tutto nelle mani dei nostri governi.
Paolo Ceccarini